Il Canto Gregoriano è il repertorio di melodie cantate a una sola voce su testo latino. In una Basilica paleo-cristiana il succedersi delle colonne, l’ alterno variare dei simboli che su quelle pareti si susseguono con un ritmo perfettamente cadenzato trovano nello svolgimento delle melodie gregoriane l’ esatto corrispondente. Un altra caratteristica che apparenta le melodie del canto gregoriano alle architetture antiche è l’ essenzialità del loro linguaggio. Nelle cattedrali il rapporto gerarchico fra struttuta e ornamentazione, tra ciò che regge l’ edificio- e ne deteremina i volumi spaziali- e ciò che serve invece soltanto ad abbellirlo, è ben visibile, anzi del tutto evidente, tutto ciò trova il suo parallelo nel rapporto fra la disposizione complessiva della melodia, fra la sua forma, ed il suo variegato svolgimento, nel modo in cui le volute del canto manifestano nel loro procedere l’ organizzazione sottintesa dell’ intera melodia.Tutto questo è possibile perchè a tutti questi eventi artistici presiede una medesima concezione del tempo e dello spazio. Il tempo del canto cristiano è quello del credente che non si realizza nell’ ambito angusto dell’ esistenza bensì nell’ infinito, dell’ assenza del tempo, nell’ eternità. Le melodie gregoriane prefigurano con la loro stessa forma quel tempo senza confini al quale costantemente si allude nei testi che le accompagnano, che è il tempo della fede. E lo spazio nel quale questi canti si ascoltano allude anch’ esso, con la sua stessa organizzazione a una sede senza confini e senza dimensioni, perennemente immersa nella soffusa luce dorata dei mosaici.Il nostro tempo piatto, grigio disperato è teso in un affannoso modo di recuperare l’inestimabile patrimonio culturale che il canto gregoriano può offire. E la ricerca non sarà vana, se ci si saprà accostare a esso con lo stesso spirito con cui è stato creato.