Storia dell’ organo a canne

PAOLA DIPIETROMARIA HA REALIZZATO UN TRATTATO PER LO STUDIO DELL’ ORGANO
“L’ ORGANO, IL RE DEGLI STRUMENTI E I SUOI MISTERI” A CURA DELL’ ASSOCIAZIONE TAURINENSE ARTISTICO MUSICALE (A.T.A.M.)
Nel libro si tratta della storia e costruzione dell’ organo dall’ antichità ai nostri giorni; del funzionamento, costruzione e delle scuole nazionali, oltre che gli organari e la scienza e acustica del suono delle canne dì organo.

L’ORGANO
L’organo è uno strumento musicale antichissimo della famiglia degli aerofoni. Viene suonato per mezzo di una o più tastiere e una pedaliera. A Ctesibio di Alessandria si deve l’ invenzione nel 170 a.C. circa dell’ organo idraulico. Attraverso circa 2300 anni di storia, l’organo è appartenuto a diversi popoli e culture.
Prima di essere scelto come strumento privilegiato all’interno delle varie chiese europee d’impronta cristiana, ha svolto diversissime funzioni, nel mondo ellenico, bizantino, romano e medievale.
A Bisanzio era oggetto di meraviglia. Nel mondo romano veniva riprodotto in bassorilievi, stele, monete, mosaici, affreschi e perfino in lucerne con la sua forma. Successivamente divenne strumento principe della musica sacra occidentale.
Il suono è prodotto da un sistema di canne, metalliche o di legno, di grandezza, lunghezza e fattura variabili secondo la nota e il timbro che esse devono riprodurre.
L’organo ha un ruolo di primo piano nella musica sacra e nella liturgia. Ispirandosi al concetto di organo consegnato dalle storiche tradizioni organarie, nei secoli altri strumenti sono stati ideati e costruiti, di pari passo con l’avanzare delle migliori tecnologie dell’epoca e del gusto musicale:
L’estensione dell’organo è potenzialmente la più ampia fra tutti gli strumenti musicali, dal momento che ne esistono alcuni capaci di superare le dieci ottave. Inoltre, per merito dei numerosi e vari registri (o “voci”) associabili ai manuali e alla pedaliera, l’organo è in grado di produrre, a parità di tasti premuti, una complessa sinfonia di suoni che lo rende simile a una vera e propria orchestra in miniatura.
Il più grande organo a canne esistente, anche se non completamente funzionante, è quello della Boardwalk Hall di Atlantic City, U.S.A.

L’ organo
Due antiche descrizioni dell’organo sono contenute nella Pneumatika di Erone di Alessandria (120 a.C.) e nel De architectura di Vitruvio (I secolo). L’aria, compressa da una o due pompe, faceva scendere il livello dell’acqua contenuta in una campana di bronzo o di rame immersa in un tino . L’acqua, a sua volta, spingeva l’aria verso le canne, facendole suonare. Sul somiere vi era una serie di tubi sonori, le canne, che fornivano tutte un suono differente in altezza, ma non in timbro. Vi era una tastiera collegata a valvole, che permettevano di suonare ogni singola canna. Nell’organo descritto da Vitruvio vi era anche un dispositivo per la selezione di una o più file di canne (registri). Già in epoca antica il complesso sistema idraulico di alimentazione viene sostituito con dei mantici.

Mantice dell’organo.
Impiegato nella civiltà romana e nell’area bizantina per celebrare festività pubbliche, esso avrà un cambiamento di destinazione ad un evento casuale: nel 757 ove l’imperatore di Bisanzio, Costantino Copronimo, fece dono di un organo a Pipino il Breve, il quale lo collocò nella chiesa di San Cornelio a Compiègne, in Francia . Da allora iniziò la rapida diffusione dello strumento nei luoghi di culto cristiani e nella liturgia.L’evoluzione dell’organo fu notevole: in pochi secoli si passò dall’elementare prototipo dell’VIII secolo, in cui la tastiera era formata da vere e proprie leve (coulisse, tirate dal suonatore) e le canne disposte secondo “blocchi” sonori senza registri distinti, ai modelli tardo trecenteschi e quattrocenteschi dotati di pedaliera, con una tastiera simile a quella moderna e con registri distinti.
La scuola italiana mostra una netta predilezione per la tastiera unica, divisa in bassi e soprani, le limpide sonorità prettamente italiane del Principale e del Ripieno, la limitata estensione della pedaliera, sovente senza registri propri e usata molto spesso solo nelle cadenze. Gli organi italiani ottocenteschi tendono spesso a imitare le bande musicali. In alcuni organi, infatti, complicati meccanismi fanno funzionare piatti, grancassa e campanelli (chiamati proprio Banda Turca), mentre nel pedale si può trovare un registro a battimenti detto Timballi o Rullante, che va ad imitare i tamburi.
La tradizione costruttiva germanico-fiamminga e francese farà evolvere tipologie organarie basate sulla distinzione dei corpi sonori (più tastiere – da una a cinque – e pedaliera con registri autonomi).
Nei paesi iberici (Castiglia, Paesi Baschi, Portogallo) e in America Latina, si diffonde a partire dalla seconda metà del Cinquecento, un tipo d’organo strutturato su più piani sonori le cui caratteristiche sono così riassumibili: grande varietà di registros de lengueteria (registri ad ancia), trompeteria tendida o de batalla (trombe orizzontali), ‘Corneta’ (collocata in un somiere situato in alto), tastiera spesso unica divisa in bassi e soprani (teclado partido).
Nell’organo italiano la mostra si presenta sempre costituita da una cassa armonica, generalmente lignea, a forma di parallelepipedo decorata più o meno sfarzosamente, secondo le occasioni: vi sono alcune casse che hanno soltanto un timpano rettangolare sulla sommità, altre che sono decorate da colonne, fregi, archi e dipinti. Un’altra caratteristica della facciata dell’organo all’Italiana è che, talvolta, lo spazio delle canne – in alcuni casi mute – può essere chiuso da portelle lignee dipinte ed intagliate.
Gli organi francesi hanno generalmente una mostra molto simile a quella tedesca, costituita da una cassa armonica irregolare nella forma (molto spesso a nicchia) all’interno delle quali si trovano le canne. Lo schema che accomuna gran parte delle mostre francesi è costituito dall’alternarsi di canneti “a triangolo” ad alcuni circolari, che accolgono le canne più grandi, ovvero quelle che producono il suono più grave. Nelle mostre degli organi di tipo francese è abbastanza frequente la presenza di statue.

Gli organi di tipo tedesco puntano soprattutto alla ricchezza ed alla maestosità della mostra. Quindi, soprattutto negli organi barocchi, possiamo ammirare delle complesse facciate costituite dall’alternarsi di canneti a triangolo e semicircolari e di statue e stucchi. Una particolarità assoluta dello stile tedesco, che si diffuse anche in tutte le Fiandre, è quella propria degli organi situati sopra le cantorie in cui la consolle, guardando dal basso, è nascosta da un piccolo corpo d’organo situato sulla balaustra della balconata, detto Rückpositiv (positivo tergale).

Lo “strasuono” è il termine indicato invece per i casi in cui il ventilabro (comandato dal tasto) non chiude con la propria pelle perfettamente il canale e permette un lieve passaggio dell’aria che fa suonare la canna della nota appartenente a quel canale e corrispondente al registro che si è aperto pur non premendo alcun tasto. Questo difetto è più “abbordabile” in quanto può esserci semplicemente della sporcizia.
I sistemi moderni di costruzione di un somiere a tiro vengono incontro a queste perdite.
I mantici sono una parte fondamentale dell’organo. Ora hanno la funzione di semplici serbatoi di supporto al motore e di stabilizzatori di pressione, ma nei tempi antichi erano una delle parti dell’organo più curata in quanto l’unica fonte di produzione del vento. Il compito dei mantici è quello di mantenere a pressione costante l’aria all’interno dei somieri indipendentemente dalla quantità che viene consumata.

Negli organi antichi la quantità di mantici era regolata dalla grandezza dell’organo, infatti più l’organo era grande e maggiore era il numero di mantici necessari. Il flusso costante d’aria era assicurato dall'”alzamantici”, una persona che grazie ad una discreta forza fisica risollevava i mantici che si sgonfiavano durante il suono dell’organo. Questo imponeva che un organista per suonare doveva avere anche un alza mantici, mentre un organista per un concerto poteva essere affiancato da più alza mantici, da un tiraregistri e da un volta pagine. Il sollevamento dei mantici veniva effettuato tramite una leva, una corda oppure tramite un sistema di gonfiaggio a manovella composto da una ruota inerziale collegata ad un perno sagomato che agiva su dei piccoli manticetti “pompa” che caricavano il mantice principale (meccanismo in uso principalmente per organi di modeste dimensioni).

Con l’avvento dell’elettricità il compito dell’alzamantici è stato completamente sostituito da un elettro-ventilatore a chiocciola, ovvero una pompa centrifuga che immette aria nel mantice. L’aria in ingresso è regolata attraverso valvole, solitamente una valvola detta “a tendina” che si chiude pian piano, come una piccola tapparella, solidale al movimento del mantice in sollevamento. Quando il mantice è completamente pieno, questa valvola risulta quasi completamente chiusa e l’aria viene parzialmente bloccata e si stabilisce una situazione di equilibrio. Con l’abbassamento del mantice, ovvero quando l’organo suona, la valvola si apre il tanto necessario per equilibrare l’aria in uscita. Sono tuttora esistenti organi dove la valvola invece di interrompere l’aria in ingresso apre un’uscita, ovvero uno “sfogo” dove l’aria in eccedenza esce senza sovraccaricare il mantice.

Registri
Registri particolari sono quelli detti violeggianti, che imitano il suono degli archi orchestrali, e i registri oscillanti, come la Voce umana, la Voce celeste o l’Unda maris, cioè registri in cui suonano contemporaneamente una fila di canne intonata correttamente ed una leggermente crescente o calante. Il suono ricavato è molto suggestivo, e dà l’idea di un coro di fanciulli.

In alcuni organi troviamo anche registri detti accessori, cioè registri volti a creare particolari effetti, come per esempio l’usignolo, la superottava e la subottava, che uniscono la corrispettiva ottava alta o bassa della nota premuta. Altri registri accessori sono anche le campane, le campane tubolari, i campanelli, il tuono e i timpani (sono canne di legno che producono delle vibrazioni che assomigliano al rullo di un timpano). In alcuni organi sono presenti anche i piatti, la grancassa e il rollante (denominato anche rollo o rullo).

Può essere considerato “accessorio” anche un sistema che muove la colonna d’aria di un numero di “sbalzi” e oscillazioni regolari, detto “tremolo” o “tremolante”. Detto accessorio conferisce una suggestiva “ondulazione” al registro che si sta utilizzando.

Sistema di trasmissione.
Dalla tastiera i comandi di apertura con un sistema meccanico (per mezzo di leve e bilancieri), pneumatico (col passaggio dell’aria attraverso un tubicino), elettrico (per mezzo di relè), elettronico (con microchip) o misto pervengono ai “ventilabri”, ossia valvole poste all’interno del somiere, che permettono il passaggio dell’aria alle canne quando viene premuto un tasto. Ultima generazione è la trasmissione digitale: l’originalità di questa trasmissione consiste nel collegare il corpo canne alla consolle con un semplice cavo schermato a due poli (universalmente utilizzato per i computer, quindi di sicura affidabilità nell’uso e nella durata). Quale canna, o quale gruppo di canne vengono attivate dipende anche dalle impostazioni dei registri e delle unioni. Si noti che le canne suonano sempre facendo passare l’aria attraverso di esse, l’unica differenza è come la pressione del tasto implica il passaggio dell’aria. Infatti ogni ausilio non direttamente controllato dal tasto ma funzionante come “servomeccanismo” non permette di recepire in alcun modo il naturale fenomeno dello “stacco” del ventilabro che dà quello che si può considerare il “tocco” di un organo a canne, come avviene per un clavicembalo per intenderci.

La trasmissione meccanica richiede che la consolle dell’organo sia vicina o solidale al corpo delle canne, e negli strumenti di una certa dimensione risulta più sensibile l’appesantimento del tocco nell’utilizzare molti registri perché aumenta la resistenza richiesta per lo stacco del ventilabro, ma ciò non deve essere inteso come un “difetto” ma come una caratteristica. Tornando ai vari tipi di trasmissione, quella pneumatica ha presentato inizialmente qualche difetto nativo circa l’immediatezza tasto – ventilabro, anche a distanze ridotte se non ben realizzata; essa è stata decisamente soppiantata da quella elettrica (anch’essa non esente da difetti alle sue prime comparse). In ambienti stranieri, dove lo studio sulle trasmissioni di strumenti molto grandi ha implicato maggiore ricerca, si è giunti a risultati decisamente più felici, rispetto all’Italia, anche per la sola pneumatica; ciò soprattutto con l’introduzione della “leva Barker” che, mediante un piccolo mantice, moltiplicava la potenza richiesta, risultando utile per la gestione di grossi somieri e quindi rivoluzionando i “limiti” della trasmissione meccanica per “macchine” di una certa dimensione. In genere ogni trasmissione non meccanica non dà problemi per l’utilizzo di molti registri simultaneamente, in quanto tale trasmissione si avvale di “servomeccanismi” che designano al tasto la sola funzione di “comando” o di “interruttore”, ma non di tocco. Allontanare la consolle dal somiere introduce un ritardo tra l’azionamento dei tasti e l’emissione del suono, ma ciò è avvertito dall’organista in quanto esso si trova a distanza dal corpo delle canne. Trasmissione elettrica ed elettronica sono immediate, e permettono anche con relativa semplicità di avere più somieri distinti.

Nonostante si siano studiate e attuate diverse soluzioni di trasmissione, rimane fuori discussione che la trasmissione integralmente meccanica conferisce allo strumento qualità e durata nel tempo insuperate, a fronte del deterioramento e della inevitabile obsolescenza delle componenti elettroniche.